Percentuale evasione fiscale in Italia

La percentuale di evasione fiscale in Italia ha raggiunto dei livelli tossici non più sopportabili viste anche le fragili condizioni economiche post Covid 19. Su questo punto sono, oramai, daccordo tutte le forze politiche, a prescindere dai partiti di appartenenza, che quotidianamente predispongono appositi strumenti legislativi al fine di contenere il problema.

L’evasione fiscale è uno dei maggiori problemi dell’Italia odierna. Nonostante le severe pene previste dalla legge, questo fenomeno ammonta a circa 100 miliardi di euro, ogni anno. Tonnellate e tonnellate di denaro, che corrispondono circa a sei manovre finanziarie, la metà dei fondi stanziati dall’Unione Europea per il Recovery Found. Se questo gettito fiscale finisse nelle tasche dello Stato, il debito pubblico da 2.700 miliardi potrebbe essere abbattuto in meno di un trentennio.

Non esiste solo la più classica dell’evasione, quella relativa all’Iva. Nello stivale, trovare escamotage fantasiosi per evitare da versare quanto dovuto è all’ordine del giorno. Il mancato versamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto costa all’Italia più di trentadue miliardi di euro ogni anno.

Che cos’è il mancato versamento dell’Iva? Perché è il fenomeno più comune?

Il mancato versamento dell’Iva deriva dalla mancata emissione degli scontrini fiscali e delle fattue. Spesso questo meccanismo per sfuggire alle maglie della Guardia di Finanza è definito “evasione di sussistenza”, ovvero: io non pago le tasse perché altrimenti non arrivo a fine mese. È questa la giustificazione che viene utilizzata più spesso in questo ambito. Peccato che saltare anche solo uno scontrino possa portare ad almeno 500 euro di multa.

Questo tipo di reato è il più diffuso in Italia poiché può essere messo in pratica da quasi ogni commerciante, qualsiasi giorno dell’anno. Un caffè mancato, una cena sotto banco o, persino, una consulenza specialistica a nero. Sono tantissimi gli esempi in cui la fattura viene omessa, ogni giorno. A rimetterci, però, sono tutti gli italiani e la percentuale di evasione fiscale in Italia continua ad aumentare.

Il giroconto: uno strumento in voga dagli anni ’60 per evadere il fisco

Un altro inganno che viene frequentemente proposto nel Bel Paese è il pagamento su Conto Corrente non corrispondente. In pratica, quando una società eroga un servizio nei confronti di terzi, anziché fornire il proprio IBAN al debitore, elargisce quello di un privato che non deve versare alcun tipo di contributo. In questo modo, l’operazione risulta a nero, e quindi la società coinvolta evita di pagare la tassazione sulla prestazione.

Questo è uno dei metodi più in voga ed in rete si possono trovare tantissimi esempi, molteplici esperienze e tratteggiati escamotage per edulcorare il tutto. Anche in questo caso, però, lo Stato ha trovato gli strumenti per scovare gli evasori.

Lavorare a nero: perché il non mettere sotto contratto un dipendente fa aumentare la percentuale di evasione fiscale in Italia?

Un altro dei gravi cancri che affligge la società contemporanea è quello del lavoro a nero. Questo strumento di evasione coinvolge sia il datore di lavoro, sia il dipendente. Quest’ultimo, infatti, pur di percepire un reddito minimo, spesso al di sotto dei contratti collettivi nazionali dei lavoratori, decide di sottostare ai dettati del titolare dell’azienda, il quale non registra il contratto presso le sedi competenti. Ne risulta una serie di mancate tutele nei confronti del lavoratore -ferie non retribuite, malattie non percepite, permessi e roll non maturati – e una gravosa evasione fiscale.

Infatti, ogni titolare di Partita Iva che decide di assumere qualcuno alle proprie dipendenze è costretto non solo a corrispondergli lo stipendio dovuto, ma si incrimina anche per il mancato versamento dei contributi pensionistici, andando così a creare un vuoto nelle casse statali. In pratica, oltre al danno di non avere tutele, il dipendente a nero si ritrova pure con la beffa di non aver maturato alcun contributo per la propria vecchiaia.

In questo frangente, lo stato italiano è particolarmente severo. Il lavoro a nero, specie se reiterato come nei casi di caporalato, la multa va da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 43.000 euro. La cifra varia a seconda del numero di persone coinvolte e del periodo di tempo in cui è stato esercitata l’irregolarità.

L’Italia è il quarto Paese con la percentuale di evasione fiscale più alto in Europa

In sintesi, l’evasione fiscale in Italia è uno dei reati più gravi e frequenti. Si realizza in diverse forme e modi e lo Stato non è sempre efficace nel mettere in pratica le giuste pene. Ovviamente, l’Italia è il paese che più di tutti, in Europa, si distingue per questo fenomeno. In questo caso, più che mai vale il detto: “se pagassimo tutti, pagheremmo di meno.

Essere messi a confronto con gli altri paesi dell’Unione Europea è quasi una vergogna, uno stigma indelebile. Solo per quanto riguarda l’IVA, l’Italia svetta al quarto posto con il 24,9% di evasione fiscale sul totale. Le uniche nazioni a fare peggio di noi sono la Romania, con il 33%, e la Grecia, ferma al 30% e la Lituania, con il 25,9%. E’ proprio il caso di dire “paese che vai percentuale che trovi”.

I nostri competitor non saranno esempi di virtuosismo, ma il paragone ci mette in deciso imbarazzo. La Germania ha una valutazione dell’8,6%, quasi nulla se paragonata a quella del nostro paese, mentre la Francia si dimostra ancor più ligia, con il 7,1% di evasione dell’Iva. Nella classifica dei più corretti nei pagamenti, la medaglia d’oro va alla Svezia, con appena lo 0,7% di evasione.

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